Tempo di Misericordia
La voce di San Luigi Guanella
Prefazione di S.E. Mons. Vincenzo Paglia
Video: Messa nel centenario del terremoto della Marsica. Omelia di Mons. Santoro (12 gennaio 2015).
DUE SANTI
SULLE MACERIE DEL TERREMOTO
DELLA MARSICA: DON ORIONE E DON GUANELLA
Il 13 gennaio 1915, tutta l’Italia rimase sconvolta dal tremendo terremoto della Marsica, che lasciò sotto le macerie 30.000 morti, case distrutte, famiglie scompaginate, tanti orfani indifesi e dal futuro incerto. Don Orione vi accorse subito. Va ricordato che anche donLuigi Guanella si prodigò per la Marsica. Inviò subito sui luoghi del disastro Don Aurelio Bacciarini e Don Antonio Zia, mobilitò le sue case romane per l’accoglienza degli orfani e organizzò raccolte di fondi e aiuti Pro Abruzzi.
In una lettera del 25 gennaio, riferisce degli ardimenti di Don Orione, come di cosa propria: “Il nostro D. Orione Luigi, membro del Comitato “Regina Elena”, lavora indefesso e non cura pericoli. L’altro giorno nel valicare il monte Bove s’incontrò con cinque lupi che fortunatamente lo lasciarono passare. Noi gli veniamo in aiuto quando si può” (Lettera a mons. Carlo Brera, 25 gennaio 1915).
Don Guanella aveva 72 anni ed era in condizioni di salute molto precarie (morirà il 24 ottobre successivo), ma si recò ugualmente nella Marsica, accompagnato da Don Aurelio Bacciarini, per rendersi conto della situazione. La sua breve visita avvenne il 10 febbraio e per motivi di salute fu costretto a ritornare a Roma la sera stessa.
Don Orione, in una lettera dell’aprile successivo, ricordò “il Servo di Dio Don Luigi Guanella, accorso anche lui benché settantenne, con l’attuale Vescovo Mg.r Bacciarini sui luoghi del disastro”.
Don Guanella collaborò per predisporre locali di accoglienza e aiuti per il maggior numero di infelici possibili nella colonia San Giuseppe e nell’ospizio Pio X di San Pancrazio, tenuto dalle suore. Soprattutto decise di inviare sui luoghi disastrati le sue Suore per prendersi cura di orfani e anziani.
Le affidò a Don Orione: “M. R. Don Luigi. Le accompagno le due Suore d’intelligenza. Una Signorina che mi dicono assai buona si offrirebbe pure venire nell’intento di salvare qualche povera figlia ad Avezzano. Le pare? Nel caso cercherò informazioni ben sicure. L’opera dei vecchi par che non molto attecchisca. I minorenni da noi raccolti toccano ormai i 200 e questo è già per noi peso grave. Preghi per tutti noi. Mi abbia in Domino. Aff.mo Don Guanella. P.S. Le Suore vengono con buona volontà: gliele raccomando per anima e per corpo”. Un successivo telegramma precisa la data: “A Don Orione. Roma, 30 gennaio 1915, ore 16.10. Manderemo lunedì due Suore. Guanella”. Don Orione alloggiò le Suore di Don Guanella in una baracca-cappella. Ad esse accenna nella prima lettera che scrive da Avezzano, a Don Carlo Sterpi, il 20 febbraio 1915: “Ho le suore di D. Guanella per la cucina e guardaroba per l’Istituto Orfani”.
Proprio attorno alla presenza delle Suore di Don Guanella si scatenò una piccola bufera che tanto addolorò Don Orione. Il vescovo Mons. Bagnoli si adombrò per la loro presenza intraprendente e dalle maniche rimboccate, “che nei giorni difficili avevano spidocchiati gli orfani”, come scrisse Don Orione, “perché il Vescovo disse che in Avezzano non ci dovevano essere suore di due qualità”, essendoci già le Suore Zelatrici del Sacro Cuore, una Pia Unione di fondazione diocesana.
La ricostruzione della Marsica, come ogni ricostruzione materiale e morale di ogni tempo, ha bisogno di risorse e di buona organizzazione ma anche di una animazione spirituale che elevi l’agire civile e religioso al bene integrale delle persone e della società. Certamente, questo non mancò alla Marsica, grazie alla presenza di Don Orione, Don Guanella e altre persone nobili e sante. dfp
San Paolino’s Voice
News from Rome
DON GUANELLA: CHI ERA COSTUI?
2015: cento anni fa nasceva alla vita eterna
san Luigi Guanella (1842-1915)
IL DOTT. CARLO MAFERA INTERVISTA LO STORICO
PROF. PIER LUIGI GUIDUCCI
Luigi Guanella nacque nella frazione di Fraciscio (nel territorio comunale di Campodolcino). La località si trova nella valle San Giacomo (o valle Spluga, in provincia di Sondrio). Era il 19 dicembre del 1842. Morì a Como il 24 ottobre 1915. Il padre (Lorenzo) fu per 24 anni sindaco di Campodolcino nel periodo del governo austriaco e dopo l’unificazione con il regno sabaudo (1859). La mamma si chiamava Maria Bianchi. Dal matrimonio nacquero tredici figli (quasi tutti raggiunsero l’età adulta). Su questo sacerdote, fondatore, scrittore, proclamato santo nel 2013, chiediamo qualche notizia a uno storico, il prof. Pier Luigi Guiducci.
Mafera: Famiglia numerosa. Quindi bocche da sfamare…
Le famiglie con più figli, nell’Ottocento, erano una realtà diffusa. Alla povertà dei mezzi cercava di supplire una rete spontanea di prossimità. Esisteva anche una micro economia per l’immediato. Il padre di Luigi costituì un esempio di impegno, di lealtà e di tutela. La madre ebbe il merito di favorire l’intesa interna. Divenne la prima catechista dei figli.
Mafera: Quella di Luigi, una vocazione fulminea?
Le vocazioni hanno sovente strade diverse. Mi viene in mente padre Libero Raganella (dei Giuseppini del Murialdo) il cui padre non era certo un sostenitore dei preti. Quella di Luigi recepisce la religiosità del tempo. E individua un percorso. Anche aiutato dalla Grazia.
Mafera: E siamo ai primi passi…
A dodici anni ottenne un posto gratuito nel collegio Gallio (Como). Continuò poi a studiare nei seminari diocesani (1854-1866).
Mafera: Una formazione valida?
Direi concreta. Attenzione agli aspetti pastorali e pratici: teologia morale, riti, predicazione. Molta importanza era attribuita alla formazione personale: pietà, santità, fedeltà. La vita cristiana e sacerdotale si alimentava alla devozione comune tra la popolazione cristiana.
Mafera: È una chiave di lettura per comprendere le scelte successive di don Guanella?
Senza dubbio. Quella formazione lo pose accanto al popolo. Lo rese sensibile ai problemi sociali. Nelle settimane di vacanza a casa Luigi si mostrò attento ai bambini, agli anziani, ai malati, ai sofferenti mentali…
Mafera: quindi un orientamento verso l’assistenza…
Non solo assistenza. Luigi era intelligente. Intuitivo. Sapeva individuare il nodo delle questioni. Non ci girava intorno. Per questo motivo “sa leggere” la questione sociale del tempo. Raccoglie e studia erbe medicinali. Approfondisce la storia della Chiesa…
Mafera: Storia della Chiesa… È un momento difficile…
Si. È vero. Nel 1859 e nel 1860 Luigi Guanella ebbe come assistente chierico nel Collegio Gallio di Como il beato Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905). Quest’ultimo divenne poi vescovo di Piacenza (1876). Si mostrò incline alla risoluzione della “Questione romana” senza infrangere l’unità italiana. Fu favorevole alla partecipazione politica dei cattolici. Divenne poi fondatore di missioni cattoliche e di opere di sostegno concreto per gli italiani emigrati all’estero. A queste prospettive universalistiche farà riferimento don Guanella quando andrà nel 1912 negli Stati Uniti e nel 1913 invierà delle suore missionarie a Chicago.
È da ricordare anche il fatto che, nel seminario teologico di Como, Luigi ebbe modo di conoscere il vescovo di Foggia. Si trattava di mons. Bernardino Maria Frascolla. Quest’ultimo aveva subìto un arresto per cospirazione. Rinchiuso per un mese nella canonica foggiana di San Domenico, fu poi trasferito a Lucera. Il 20 giugno, la Corte d’Appello di Trani lo dichiarò innocente. Invitato a non rientrare a Foggia (ma a riparare ad Andria), fu nuovamente incriminato. L’accusa era di aver composto e distribuiti scritti sovversivi. E di aver ignorato il regio exequatur. La Corte d’Assise di Lucera lo condannò (1862) a due anni di carcere. Con una multa di 4.500 lire. La Cassazione di Napoli (febbraio 1863) confermò la sentenza. Dal maggio 1863 mons. Frascolla fu trasferito a Como. E recluso. Ebbe poi il domicilio coatto presso il locale seminario (1864-1866).
Nel contesto succitato, Luigi prese consapevolezza della difficile situazione. Molti vescovi, infatti, non avevano aderito alle nuove politiche riguardanti il rapporto Stato-Chiesa. Fu mons. Frascolla a ordinare sacerdote Luigi Guanella. Era il 26 maggio del 1866. Nel mese di luglio il nuovo Stato italiano dispose la soppressione di Ordini, Corporazioni e Congregazioni religiose “i quali importino vita comune ed abbiano carattere ecclesiastico”.
Mafera: A questo punto, iniziano i progetti sociali…
Si può dire che dal 1866 don Luigi passò gradualmente da una lettura sociale dei vissuti a lui vicini a delle idee pratiche che derivavano da un punto-chiave: costruire risposte in grado di affrontare i drammi del tempo.
Mafera: Quali drammi?
Mortalità infantile, stati di abbandono di minori, adolescenti senza educatori, disoccupati, violenze di varia natura nei luoghi di lavoro, assenza di tutele sanitarie, infortuni senza protezione economica, analfabetizzazione, povertà materiale e morale, ignoranza religiosa (quindi: superstizione, fatalismo…)… Si aggiungano le epidemie di colera (1836, 1849, 1854 e 1855) e quella della crittogama (anni ʼ50) che rovinò la vitivinicoltura.
Mafera: E don Guanella che fa?
Cominciò in Valchiavenna. Nel 1866 fu messo accanto all’arciprete di Prosto (don Luigi del Curto). In questa località (poco fuori Chiavenna) don Luigi celebrò la prima messa. I suoi interventi riguardarono i minori, i sofferenti, le persone in difficoltà economica. D’inverno funzionava una scuola popolare. Unitamente a ciò, don Guanella stabilì dei collegamenti con Torino. Volle avvicinare san Giovanni Bosco (1815-1888) e san Giuseppe Cottolengo (1786-1842). In diverse occasioni affidò loro studenti poveri e persone malate (anche sul piano psichico). Già in questo periodo è facile individuare in don Guanella una linea operativa non attendista. È capace d’iniziativa. Sa tentare. Assume posizione. Risponde a tono…
Mafera: rimase molto a Prosto?
No. Nel giugno del 1867 ebbe la possibilità di operare come sacerdote “Amministratore” a Savogno (930 metri di alt.). La località si raggiungeva a piedi. Non esisteva una strada. In questa zona il giovane prete, sostenuto dalla sorella Caterina, vi rimase otto anni. Fu più libero di muoversi. E celebrò il suo primo battesimo…
Mafera: Un cammino tutto in discesa…
No. Tutto in salita.
Mafera: Perché?
A Savogno, don Guanella individuò presto le cose da fare. Ampliare la chiesa. Innalzare il muraglione di sostegno del sagrato. Sistemare la canonica per aprirvi una scuola. Coprire con una tettoia il lavatoio. E poi insegnare. Don Luigi fu anche maestro di scuola (le lezioni serali erano per gli adulti). Ma sorsero questioni. Per l’autorità provinciale ruolo sacerdotale e quello di maestro erano incompatibili (rif. alle disposizioni ministeriali del 1862). Il giovane prete la pensava diversamente (e divenne sorvegliato speciale). Nel frattempo, oltre ai contatti con le opere assistenziali di Torino, don Guanella sostenne anche un suo ex-compagno di seminario. Si trattava del parroco della chiesa di Sant’Agata (Chiavenna), don Callisto Grandi. Quest’ultimo si attivò per fondare una delle prime Casse cattoliche di mutuo soccorso…
Mafera: un prete molto attivo…
Specie nei doveri sacerdotali: vita sacramentale, culto eucaristico, formazione religiosa, sostegno a nuove vocazioni… Arrivò a condurre al Cottolengo di Torino un gruppo di sette postulanti. Agli inizi del 1875 quattro aspiranti salesiane raggiunsero la Famiglia di don Bosco…
Mafera: ci furono altre salite?
Don Guanella, se si convinceva della bontà di qualcosa, “partiva in quarta”. Questo provocò in alcuni ambienti irritazione (e resistenze). Ad esempio, prese posizione quando un dipendente della pubblica amministrazione dispose a Savogno l’incameramento di alcuni beni. Per don Luigi, erano stati lesi diritti dei fedeli e della parrocchia. Fece sentire la sua voce. Utilizzò dei documenti. Alla fine vinse. Le proprietà vendute furono restituite. Il funzionario, responsabile del procedimento, fu trasferito. Si accertarono anche degli abusi.
Mafera: tenace…
Sì. Molto tenace. Un episodio lo conferma. Occorreva edificare il nuovo cimitero. Servivano determinate pietre. Con un sistema di corde, i massi occorrenti erano fatti scivolare in basso da livelli sovrastanti. Don Guanella, in quel momento, stava tornando da Villa di Chiavenna (festa di san Sebastiano). Cominciò a nevicare. Il prete raggiunse Savogno. Radunò i fedeli con la campana. E con loro venne preparata una pista sulla neve per il successivo trasporto del materiale.
Mafera: la situazione si rasserenò?
No. Il peggio arrivò con un libretto. Don Guanella non lo preparò con intenti provocatori. Ma i problemi ci furono. Il testo sembrò un intervento politico. Reazionario. Eversivo. Parve sfiorare la ribellione. Per alcuni, il parroco aveva violato la legge. Di che si trattava? Era un Saggio di ammonimenti famigliari per tutti ma più particolarmente per il popolo di campagna. Fu pubblicato nella collana salesiana “Letture Cattoliche” (Epifania 1872). Non superava in animosità tanti altri scritti del tempo.
Mafera: Prof. Guiducci, può essere più chiaro…
Vi parlava male di Garibaldi (che aveva definito Pio IX un metro e mezzo di escrementi). Attaccava i governanti locali come anticristiani. Massoni. Liberali (decisi, cioè, a liberarsi anche del Papa). Difendeva con forza le scelte e i principi della sua azione pastorale. Voleva una scuola formativa, aperta alla cultura di carattere locale. Si batteva per un cimitero dignitoso. Per promuovere istituzioni cattoliche (es. società di mutuo soccorso). Indicava le conseguenze negative del movimento migratorio. Proponeva la fondazione di giornali cattolici. Denunciava i danni causati da governanti che si erano dimostrati incapaci di gestire la res publica (almeno quelli locali).
Mafera: un sacerdote deciso…
Arrivò a scrivere nel succitato Saggio: “Noi domanderemo adunque che dal nostro paese siano in eterno banditi i maestri sedicenti, i seminatori di zizzania, i falsi cattolici, e saremo ascoltati… Domanderemo noi che dai seggi dei governi siano sbalzati giù nel fango, quei vili traditori, che da padri si sono convertiti in crudelissimi carnefici dei corpi e dell’anime nostre, e l’otterremo”. A una prima lettura poteva sembrare un programma di lotta aperta. Ma, alla fine del testo, lo scritto si concludeva con un invito a pregare per questi avversari.
Mafera: come finì la vicenda?
Restano interrogativi. Si vide un’invasione clericale in politica? Qualcuno si sentì chiamato in causa? Aggiungerei, poi, un altro fatto. Il libretto di don Guanella era dedicato al nuovo vescovo di Como. Si trattava di mons. Pietro Carsana. Il presule doveva far l’ingresso in diocesi. Ma non ottenne l’autorizzazione regia richiesta. Tra il clero qualcuno disse che tutto era colpa del testo di don Luigi e della sua dedica a Carsana. Sorsero contrasti. Si consigliò a don Guanella di operare altrove. Ma lui non fu d’accordo.
Mafera: ovviamente nel periodo di Savogno ci saranno state voci malevole su don Guanella…
Tra i “laicisti” si può indicare l’ex-seminarista Giovanni Battista Gianoli. Dirigeva “Il libero alpigiano”. Accusò il giovane don Luigi di voler popolare la Valtellina di preti e di suore.
Mafera: E poi che successe?
Don Guanella non riuscì a vincere un concorso per una nuova parrocchia (fu ostacolato?). Chiese, allora, al vescovo di lavorare per alcuni anni presso don Bosco. II suo arciprete, chiedendo un parere alla Curia su una questione che riguardava il prete amministratore di Savogno scriveva: “Spero di vedermi esaudito e desidererei che il decreto fosse esplicito e non lasci luogo a sotterfugi, perché conosco per esperienza che don Luigi nelle sue intraprese quando le vede buone in se stesse non fa gran calcolo delle circostanze né dei mezzi necessari per condurle a fine e quando si è fisso in capo un’idea difficilmente si piega a mutarla”.
Mafera: don Guanella salesiano…
Sì. Dal 1875 al 1878. Emise i voti triennali nelle mani di don Bosco. Svolse incarichi nella congregazione. Fu direttore dell’Oratorio San Luigi a Porta Nuova (Torino) e del collegio di Trinità di Mondovì. Partecipò anche al I° Capitolo Generale dei salesiani a Lanzo Torinese nel settembre del 1877.
Mafera: una volta scaduti i voti triennali, che fece don Guanella?
Ubbidì al suo vescovo. Tornò in diocesi. Voleva aprire nella sua terra un centro formativo. Trovò a Traona (primi mesi del 1880) (in provincia di Sondrio) un ex convento francescano. Nei primi mesi del 1880 vi promosse una scuola elementare diurna e serale per ragazzi poveri. Da questa esperienza potevano anche emergere delle vocazioni religiose. Ma tutto rimase un sogno. Le autorità politiche (Prefettura di Sondrio) non videro di buon occhio l’iniziativa benefica. Fecero capire al vescovo la necessità di relegarlo in un parrocchia isolata. Avrebbe dato meno noie.
Mafera: un momento duro…
Don Guanella fu inviato ad Olmo di Chiavenna. La parrocchia era tra le più isolate della diocesi. In quell’anno (1881) morì a Pianello Lario (presso il lago di Como) un parroco. Si trattava di don Carlo Coppini (nato nel 1827). Fu inviato in sostituzione don Guanella (incarico di amministratore). Fu l’ora della misericordia. Nella nuova sede il nuovo arrivato poté realizzare un progetto. Rilevò una struttura assistenziale. Il defunto prete vi aveva accolto bambine orfane e anziani. Don Luigi interagì gradualmente con un gruppo di donne che vi operavano (impegnate davanti a Dio con voti privati). Conquistò la loro fiducia. Slargò gli orizzonti della fraternità. Le organizzò, alla fine, in congregazione religiosa.
Mafera: nascono così le Figlie di Santa Maria della Provvidenza…
Sì. Il 5 aprile del 1886, una barca condotta dal sacrestano e barcaiolo Pietro Morelli si staccò dall’imbarcadero di Pianello Lario. Trasportava due suore e quattro bambine orfane. Raggiunse Como. Qui, ebbe inizio l’attività della “Casa della Divina Provvidenza”. Tale fondazione divenne poi la Casa Madre delle due Famiglie Guanelliane.
Mafera: grandi donne dietro grandi uomini…
Grandi donne certamente. Don Luigi ebbe a fianco, ad esempio, due sorelle. Una fu suor Marcellina Bosatta (1847-1934). L’altra, Chiara (al secolo Dina; 1858-1887), verrà poi proclamata beata dalla Chiesa nel 1991.
Mafera: questo è un periodo di fondazioni…
Sì. Diversi sviluppi. Si estende l’impegno del ramo femminile, ma nasce anche quello maschile…
Mafera: la Congregazione dei Servi della Carità…
Fu benedetta e sostenuta da un vescovo proclamato beato nel 1987. Si trattava di mons. Andrea Ferrari (1850-1921). Tra i religiosi guanelliani emergono figure molto interessanti. Penso al venerabile don Aurelio Bacciarini (poi vescovo di Lugano). Mi viene in mente anche lo stesso don Leonardo Mazzucchi. Fu quest’ultimo a scrivere una biografia-chiave di don Guanella. Ricordo ancora quando me la regalò il mio amico (ora in Cielo) don Giovanni Di Tullio SdC. La sua frase lapidaria fu: “è un mattone, ma c’è tutto”.
A questo punto l’opera di don Guanella si estese nelle province di Milano (1891), Pavia, Sondrio, Rovigo, Roma (1903), a Cosenza… Arrivò in Svizzera. Raggiunse gli Stati Uniti d’America (inverno 1912-1913)…
Mafera: è un periodo di incontri tra don Guanella e san Pio X…
L’interazione tra Papa Sarto e don Guanella fu segnata da fiducia. Stima. Intesa. Si conobbero la prima volta nel settembre del 1891, durante un pellegrinaggio a Castiglione delle Stiviere per la ricorrenza del IV° centenario della morte di san Luigi Gonzaga Furono molte le udienze pontificie concesse al fondatore. Per ora sono una quarantina quelle documentabili dalle lettere e da altri scritti guanelliani.
Mafera: per uno storico è un percorso di ricerca interessante…
Sì. Molto. Attraverso i racconti di quelle udienze è possibile ripercorrere la vita e le iniziative intraprese da don Luigi dal 1903 al 1914. Questo è legato al fatto che don Guanella era solito presentare al Pontefice le “minime opere sue“. Quelle realizzate. E quelle in progetto. Proprio durante tali incontri ci si occupò dei progetti di diverse fondazioni (San Cassiano del Meschio, Vicosoprano, Roma San Pancrazio, Roma Trionfale), dell’approvazione delle Figlie dì Santa Maria della Provvidenza, del quadro normativo riguardante i Servi della Carità, del viaggio in America, della costruzione oltre Porta Trionfale della chiesa romana dedicata a san Giuseppe, della promozione della Pia Unione del Transito di San Giuseppe (per gli agonizzanti di ogni giorno)…
Mafera: cerchiamo di concludere. Don Guanella fu un attivista della carità o un promotore di giustizia?
Don Guanella fu un prete. Il suo carisma rimane l’annuncio biblico della paternità di Dio. Per questo motivo egli ripeté il gesto dell’unico Maestro. Non chinarsi verso i sofferenti (aspetto saltuario). Ma vivere con i sofferenti (lezione storica dell’Incarnazione). Essere famiglia. Le sue opere non partono da un criterio di pronto soccorso (emotività a sostegno dello sforzo). Ma dalla convinzione che occorre costruire una rete di fraternità (è nel tessuto sociale che avviene il rinnovamento). Per questo motivo sarebbe sbagliato vederlo solo in chiave di assistenza. O solo in un’ottica di interazione con personaggi di cultura. Ad es. con Giovanni Acquaderni (1839-1922)… Il suo disegno è globale. È storico. È trascendente.
Mafera: difendendo famiglie, minori, disabili, anziani, lavoratori, fu quindi un difensore degli ultimi…
Fu un prete che, partendo da una vita di fede, volle promuovere dei mutamenti. Costruire risposte sociali. Spezzare il cerchio involutivo dell’ignoranza. Rompere le logiche dell’emarginazione…
Mafera: un rivoluzionario…
Direi: un montanaro che lotta per la sua gente. Che, respirando con il Cuore di Dio, apre le braccia a tutti. E arriva in America…
Mafera: non fu amato da tutti….
Il pioniere non ha accanto molte compagnie fedeli. Forse, specie in talune fasi iniziali, la linea di don Guanella seguì una fermezza che può essere letta come intransigenza. E un’opposizione che può sembrare integralismo. Qualcuno lo capì. Altri rimasero spettatori. Sulla linea dei commenti estranei. Fino ad arrivare a coloro che cercarono di fermarlo perfino con una segnalazione al cardinale Respighi (Vicario del Papa per la città di Roma). L’iniziativa è dell’agosto 1911. Ne seguì una Visita Apostolica (mons. Francesco Balconi).
Mafera: don Guanella sotto inchiesta…
No. Don Guanella “visto da vicino”. Per capire. Osservare. Riflettere.
Mafera: come finì la vicenda?
Bene. Dopo sette mesi arrivò a don Guanella e ai suoi il Decretum Laudis per il quale si era al lavoro da oltre sedici anni, perché la Congregazione dei Servi della Carità fosse riconosciuta dalla Chiesa.
Mafera: in definitiva, non è semplice “inquadrare” questo prete…
No, non lo si può “etichettare”. Si rischierebbe di perdere di vista molte sue qualità. La realtà è che anche don Luigi (con la formazione ricevuta e con pochi mezzi) dovette operare in una realtà ove stavano venendo meno diversi riferimenti (Questione romana), ove si acuivano i conflitti (Stato-Chiesa; Questione sociale), ove – all’interno stesso della Chiesa – si ritrovano voci diverse (dai preti che sostenevano Garibaldi ai vescovi condannati in tribunale perché sovversivi). Don Guanella dovette passare attraverso tensioni, conflitti…La sua sincerità, la sua trasparenza, sta proprio – a mio avviso – nella spontaneità delle sue affermazioni…
Mafera: con tanti preti “sociali”, don Guanella ha ancora qualcosa da dire oggi?
Don Guanella insegna a non aver paura di restare anche in minoranza. Insegna che pure un prete deve “sporcarsi le mani”. E che in salita si va in cordata.